L’ultima ghirlanda di Eva Gonzalès

Autore: Federico Gregotti

Editore: Les Flaneurs Edizioni

ISBN: 979-1254511688

Pagine: 184

Formato: brossura

Un delicato tocco di bianco sul pennello, quasi impercettibile; un sussurro di luce che cattura l’occhio dello spettatore. Il pennello, sottile e affusolato, è sospeso in aria, come se stesse per conferire alla tela il suo prossimo segreto. La mano che lo regge è ferma, elegante, con dita snelle che rivelano una padronanza calma ma determinata del gesto artistico.

Muovendo lo sguardo dal pennello verso la figura centrale, emerge gradualmente la pittrice stessa. È seduta di fronte alla tela, concentrata e assorta nel suo lavoro. Il suo viso, illuminato da una luce soffusa, riflette una calma serenità che contrasta con l’intensità della sua concentrazione. Gli occhi, scuri e profondi, sono leggermente socchiusi, persi nell’atto creativo. La bocca, appena contratta, suggerisce un pensiero in corso, un’idea che sta per prendere forma sulla tela.

Il suo abito bianco, semplice ma raffinato, scende fluido lungo il corpo, creando un gioco di luci e ombre. Un abito, la cui semplicità, esalta la figura, mettendola al centro della scena con un’eleganza discreta.

È così che Edouard Manet, nel 1870, ritraeva Eva Gonzalès, riuscendo a raccontare su tela la storia di una donna profondamente immersa nel suo mondo creativo, all’interno del quale si muoveva con determinazione ed eleganza.

Una storia di talento e perseveranza.

Federico Gregotti, con “L’ultima ghirlanda di Eva Gonzalès”, riesce a catturare la stessa essenza che Manet ha immortalato nel suo ritratto.

Come nel quadro del maestro, Gregotti ci offre un ritratto di Eva Gonzalès, da cui emergono la delicatezza, la forza e la dignità con cui la pittrice ha affrontato la vita.

Eva Gonzalès, nata a Parigi nel 1849, è stata una delle poche donne accettate nel cerchio degli impressionisti, nonostante le enormi difficoltà incontrate dalle artiste femminili nel XIX secolo. Allieva di Édouard Manet, si distinse per il suo talento e la sua determinazione, diventando una figura di rilievo nell’arte francese. Le sue opere, caratterizzate da un uso audace del colore e da un’attenzione particolare alla luce e alle ombre, mostrano una profonda comprensione delle tecniche impressioniste, pur mantenendo una voce unica e personale.

Ed è proprio questa unicità che Gregotti riesce a raccontare nel suo romanzo, mettendo in luce non solo percorso artistico di Eva, ma anche le sue lotte personali e professionali.

Attraverso una meticolosa ricostruzione storica, l’autore ci narra le vicissitudini e le esperienze della Gonzalès, facendoci respirare al contempo la Parigi bohemienne, con i salotti ed i caffè frequentati da artisti e intellettuali. Ma non solo.

Siamo di fronte ad un’opera che va oltre una normale biografia. Con una prosa elegante e fluida Gregotti riesce a comunicare al lettore le emozioni e i pensieri più profondi di Eva. Per non parlare delle vivide descrizioni delle opere d’arte della Gonzalès! Vi consigliamo, mentre leggete il libro, di tenere a portata di mano una loro riproduzione. Le ammirerete sotto una nuova luce. Le pagine di Gregotti vi consentiranno di vedere attraverso gli occhi dell’artista e di comprendere le sue emozioni e ispirazioni.

Coglierete quella bellezza malinconica della Gozalès, che riflette le sfide della sua vita. Vi troverete la determinazione e la frustrazione nell’affermarsi in un mondo dominato dagli uomini. Respirerete la passione per l’arte e il suo desiderio di esprimersi attraverso la pittura.

Quando chiuderete il libro, Eva Gonzalés non sarà più “solo” l’allieva di Manet, ritratta in un celebre quadro. 

  • Perché sì: un romanzo che, oltre ad essere una piacevole lettura carica di emozioni e spunti intellettuali sul mondo dell’arte, offre una nuova prospettiva su un’artista spesso trascurata, inserendosi nel dibattito sulla condizione delle donne nell’arte e, in generale, nella società.

  • Perché no: se pensate che l’unico ruolo delle donne nell’arte sia di posare per gli artisti, lasciate stare; tornate quando vi sarete evoluti un po’.