Resurrezione
di Elena Di Fazio
Editore: Mondadori
Collana: Urania
Data di Pubblicazione: novembre 2021
ISBN: 8835713455
Pagine: 352
Formato: brossura/ebook
“Riconoscere e rispettare le diversità”, “assicurare l’inclusione”, “rapportarsi con l’altro diverso da me”, “comprendere l’altro” e altre espressioni simili sono frasi che sempre più spesso (e per fortuna) si sentono pronunciare o si leggono in diversi contesti lavorativi e sociali.
Immaginate ora di affrontare queste tematiche con il “diverso” per antonomasia: l’alieno. Un alieno che non è l’omino grigio con la testa a uovo che scende dall’ufo e parla magicamente o scientificamente la nostra lingua, annunciando un messaggio (bello o brutto che sia non importa) immediatamente intellegibile per tutti gli umani.
Nossignore. Provate a immaginare, come ha fatto la bravissima Elena di Fazio, un alieno “vero”, nel suo significato etimologico.
Alienus in latino vuol dire “diverso”, “appartenente ad altro”, nel senso di qualcosa o qualcuno totalmente differente da qualcosa o da qualcun altro. Con questa espressione i latini, però, potevano anche far riferimento a qualcosa “fuori posto”, “ostile”.
E questa ambiguità dell’espressione ce la siamo trascinata per secoli fino ai giorni nostri. Quando si si parla di “diverso” lo si fa, da un lato, per indicare qualcuno di differente per idee, comportamenti, cultura ecc. ; differente e quindi portatore di novità e confronto. Ma purtroppo, dall’altro, ci si riferisce alla diversità caricandola di connotazioni negative: diverso è chi è estraneo e non gradito, chi pensa o crede, si veste o mangia in modo differente (nel senso di sbagliato) rispetto a me. Anzi, spesso l’ostilità nasce perché l’altro mette in discussione i miei valori e la mia identità.
E chi meglio di un alieno ci riesce?
Sperando di non avervi annoiato con questa digressione, torniamo quindi al romanzo e agli alieni che ci piacciono tanto. Gli extraterrestri, dicevamo, protagonisti di “Resurrezione” sono proprio la quintessenza della diversità.
Già la loro forma è tutt’altro che umanoide: sono dei tetraedri (genialata!). Non si comprende se esistono differenze di sesso tra loro. Non si comprende come comunicano. E quando comunicano, non si comprende cosa vogliono dirci. Arrivano periodicamente attraverso un wormhole che si apre nei pressi di un’isola al largo delle coste africane, lanciano dei segnali di comunicazione e poi muoiono.
Badate bene, non si tratta della classica storia da “primo contatto”. La bravura dell’autrice sta proprio nell’aver interpretato in modo originale e attuale il topos per eccellenza della fantascienza.
L’arrivo di questi esseri, incomprensibili e inconcepibili per forma e comportamenti, sconvolge l’umanità. Ma non immaginatevi gente che urla isterica per le strade delle metropoli o caccia in volo che intercettano gli UFO.
In un mondo globalizzato e social, si mobilita una forza multinazionale, con tanto di bibita sponsor, per presidiare il luogo degli incontri. Sull’isola vengono radunati studiosi da tutto il mondo per tentare di studiare gli alieni e comprendere cosa vogliono.
Oltre ovviamente agli scienziati, ci sono filosofi e religiosi. Perché la comparsa di questi esseri non mette solo in discussione i concetti e le scoperte scientifiche, ma stravolge traumaticamente tutte le convinzioni esistenziali e religiose dell’umanità.
E in questo team multidisciplinare ci sono anche Aurora Ferlito e Gaia Vallauri Aurora e Gaia (che guarda caso portano i nomi di due opere di Nietzsche) della facoltà di Filosofia di “Roma Tre”.
A concentrare l’attenzione delle studiose sarà il fatto che gli alieni, ad ogni nuovo arrivo sulla terra, sembra si adattino progressivamente alle condizioni del nostro pianeta. Inoltre, ogni volta che questi muoiono, pare che una strana energia lasci i loro corpi per tornare indietro.
Questo mistero scatenerà accesi conflitti (non solo accademici) sul piano scientifico, filosofico e religioso. Ma si tratta di un mistero che solo superando i propri bias cognitivi l’umanità potrà tentare di risolvere.
State sereni, però. Ci troviamo di fronte un godibilissimo romanzo di fantascienza. L’autrice riesce a rendere credibile e plausibile la storia, ambientandola in un futuro non molto lontano dalla nostra epoca e nel quale è facile riconoscerne pregi e contraddizioni. La prosa è scorrevole e i dialoghi sono ben costruiti ci aiutano ad appassionarci alle tematiche filosofico-religiose che i personaggi affrontano.
Un plauso particolare merita l’atmosfera di attesa che permea buona parte del romanzo. Un’attesa dell’arrivo dei tetraedri, della spiegazione del mistero che pagina dopo pagina crea un climax di tensione crescente, per poi esplodere in un turbine di eventi e scene d’azione.
- Perché leggerlo: un romanzo originale e ben scritto e costruito, che sarà adorato soprattutto da chi cerca la fantascienza filosofica o da chi ama letteratura d’evasione che comunque faccia riflettere
- Perché non leggerlo: gli appassionati di “Ultimatum alla Terra” o “Independence days” potrebbero non apprezzare il ritmo della storia e i suoi risvolti filosofici.