L’autore

Flavio Deri è nato il 18/10/1988 a Carcosa… scusate, intendo Pontedera (PI). È diventato membro del Culto Lovecraftiano nel lontano 2003, quando ha acquistato il suo primo libro del Sognatore di Providence. Iscritto alla H.P. Lovecraft Historical Society  e fiero membro del gruppo Telegram “Lovecraft Italia”. Nel 2022 ha pubblicato il suo primo libro intitolato “Appunti di un Sussurro”, sempre con un’ambientazione Lovecraftiana, oltre a rientrare in pubblicazioni come “Terrorea – De Rerum Natura”, “Chimerica” della Pav Edizioni, nella collana  “Universo di Lovecraft” per la ESESCIFI e L’Ombra dietro la Miskatonik per la Delos Edizioni. Due suoi racconti sono presenti nelle riviste di Racconti dal Profondo. Lo si può leggere anche nell’antologie “Strani Aeoni n°2 e n°3 e l’Amaro in bocca” per la Colomò Editore. Ha coordinato l’antologia lovecraftiana “L’Orrido Verde” per quest’ ultima e recensisce libri, racconti e fumetti per il blog Planet Ghost.

 C’è un momento speciale nella vita di ogni adolescente. Un momento nel quale i sogni fanno da padrone assoluto sulla sua quotidianità, tanto da portarlo a vivere alla giornata nella speranza che quel piccolo frammento di illusione si realizzi.

Molti saggisti e studiosi affermano che i sogni ci servono per permettere alle parti represse della mente di essere soddisfatte attraverso la fantasia, e anche per rielaborare gli stimoli diurni. Sorvolando sulla scienza empirica, colui che possiamo definire un sognatore viene considerato un portatore di speranza, una persona che confida grandemente in un avvenimento che va oltre la quotidianità. Edgar Allan Poe in persona ha affermato che coloro che sognano di giorno conoscono molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.

Questa storia però ha una piega più sinistra e bizzarra. Ci mostra che molto spesso i nostri sogni più nascosti dovrebbero rimanere semplici illusioni del nostro inconscio.

Vi racconterò del giovane Edoardo, in piena fase adolescenziale, che come ogni ragazzo della Generazione Z ha lentamente abbandonato la televisione in favore esclusivo del PC e dello smartphone. Dice troppo spesso “ok Boomer” a suo padre, ed è un po’ narcisista, come molti ragazzi di questa generazione – o quantomeno più della precedente, che già non scherza.

Un’altra caratteristica di questo ramo generazionale è poi il sentire costantemente il peso di una mentalità che non gli appartiene e la pressione economica su un futuro incerto – un fattore non da poco e che non va sottovalutato.

La sua famiglia non è particolarmente agiata: padre operaio nel settore plastico e madre che fa le pulizie in un paio di alberghi nella zona. Non gli manca niente di essenziale, ma di certo non ha lo stesso tenore di vita di altri coetanei più economicamente stabili – cosa che porta alle dosi di stress giovanile di cui sopra.

Tra i suoi vari interessi, Edoardo è un fan dei creepypasta. Spulciando nella rete, ha quindi scovato un sito abbastanza anonimo che narra una leggenda legata al borgo fantasma di Velafidori – non troppo lontano dal suo comune.

La leggenda narra di una cassetta delle lettere in ferro battuto, con la testa di un uomo anonimo a bocca aperta dove infilare le lettere piazzata sulla porta principale di un edificio di epoca longobarda non intaccato dall’età moderna. Dice inoltre che tutto abbia un prezzo equivalente, che dipende dalla grandezza del desiderio.

La leggenda afferma che il borgo sia stato abbandonato e dimenticato proprio a causa di un desiderio.

Il tutto finisce con una frase: “Hai un sogno? Scrivilo e realizzalo, ma sii pronto agli incubi”. Sotto la frase, una localizzazione Google Maps in un punto disabitato in mezzo alla boscaglia ai piedi del monte vicino.

Edoardo sorride nella lettura di quella storia e decide che avrebbe fatto un tentativo. Armato di cellulare, motorino e un blocco note va quindi alla ricerca di questo punto sperduto, realizzando che è a circa un’oretta di viaggio con il suo mezzo. Si ritrova in un bucolico paesaggio in mezzo a delle colline adiacenti all’ombra di una montagna della zona ove vive. La temperatura del periodo è ideale per le escursioni.

Per proseguire deve abbandonare il motorino e continuare a piedi per circa altri venti minuti in una zona abbastanza abbandonata all’incuria. Ogni tanto qualche cartuccia per terra indica il passaggio di cacciatori in tempi non sospetti. Nonostante l’assenza di linea e il viaggio offline su Google Maps, Edoardo riesce ad arrivare a questo borgo fantasma in mezzo al niente, come tanti altri in Italia. Una decina di case abbandonate poste sui lati di una vecchia strada asfaltata, un vecchio calzolaio, un abbandonato emporio alimentare fermo probabilmente agli anni ‘60 e una chiesa. La strada sembra tagliata all’inizio e alla fine, come se il bosco ci fosse cresciuto intorno per condannare all’oblio il borghetto.

Edoardo lo trova curioso, ma per lui è irrilevante: ora è concentrato sulla ricerca della cassetta delle lettere. Non ci mette molto a trovare l’edificio in stile longobardo: una struttura imponente, che incarna la fusione dei modelli architettonici e culturali della cultura classica, in particolare di quella ellenistico-romana, e della civiltà cristiano-bizantina. A Edoardo basta cercare l’edificio più vecchio presente. È lì, appesa a quella porta di legno solido e ben conservato nonostante l’incuria e il tempo, esattamente come è stata descritta.

Ridacchia sorpreso di quel creepypasta proprio di fronte a lui, e non perde tempo. Preso il blocco note, strappa una pagina e formula il suo desiderio: “Ho un sogno, ed è quello di essere ricco.”

Chiuso il foglio, lo fa cadere dentro la cassetta delle lettere. Un leggero rumore del suddetto dentro di essa. Nulla accadde – nessun rumore tetro o presagio di avvenimenti soprannaturali. Un po’ deluso, fa ritorno verso casa, e il resto della giornata passa inerte nella regolare quotidianità.

Il giorno dopo arriva quel genere di notizie che raramente colpisce una famiglia media. Il bacio della Dea Bendata è arrivato sulle guance della famiglia di Edoardo: una vittoria al gratta e vinci che dona alla famiglia due milioni di euro! La svolta che ti cambia la vita, il sogno che si avvera.

Tutte le pratiche vengono evase con la banca per la riscossione. Ora è solo questione di qualche tempo per riscuotere la vincita che modificherà drasticamente la vita di queste persone. Edoardo ovviamente non riesce a crederci: il desiderio si è avverato.

In un momento di lucidità post adrenalinica della novità si reca subito in camera al suo PC per verificare ancora quel sito anonimo e provare a lasciare un commento, rendendosi conto che il sito in questione non esiste più. Svanito come è arrivato. Scrollate le spalle e chiuso il computer, scende al piano inferiore per cercare i genitori. Un leggero vociare di loro dal vialetto: «Vieni, Edo. Andiamo a festeggiare con gli zii.»

Non fa in tempo ad arrivare alla porta di ingresso che assiste inerme alla scena: mentre il padre fa retromarcia con la vettura pronto per andare dai parenti, un tir perde il controllo impattando sulla vettura del padre che a sua volta, in un ineluttabile effetto domino, colpisce la madre falciandola. In un solo giorno è diventato ricco e ha perso entrambi i genitori.

Il ragazzo è spezzato nell’anima per tutto quello che è successo. Assistere alla morte dei genitori è una delle cose che non si augura mai a nessuno.

La mente di Edoardo è appesa al filo della sua sanità mentale per non cadere nel baratro della follia. Solo una cosa lo lascia saggio: il ricordo di quella frase. Tutto ha un costo equiparato e dipende dalla grandezza del desiderio.

«È stata colpa mia quindi? Ho desiderato di diventare ricco e ho perso i miei genitori? Perciò se esprimo il desiderio di riaverli con me, posso farli tornare?» Un’analisi che in una mente razionale sarebbe pericoloso formulare visto l’accaduto – ma un adolescente con un trauma immediato e violento come questo non può ragionare lucidamente.

Pensare di poter risolvere quanto appena accaduto con un altro desiderio. Ormai la mente di Edoardo è partita in quarta con questa possibilità, e mentre un fiume di persone si radunano di fronte alla sua casa per aiutare post incidente, lui inforca il suo motorino dirigendosi al borgo fantasma per tentare di risolvere quanto appena accaduto.

Una corsa pazza, condita da lacrime amare e sogni di speranza. Giunto di nuovo in quel luogo perduto nelle pieghe del tempo, va a formulare un secondo desiderio: “Ho un sogno, ed è svegliarmi e trovare i miei genitori vivi.”

Nuovamente chiuso il foglio, lo fa cadere dentro la cassetta delle lettere. Un leggero rumore del suddetto dentro di essa. Nulla accadde. Adesso però ha troppa paura. Non vuole tornare a casa e aspettare il giorno dopo. Segue quindi un’agonia di oltre venti ore d’attesa, passate osservando il vuoto in mezzo a quella natura incontrollata, tirando sassi contro le strutture, pregando e giocando ogni tanto con il suo telefono, che ovviamente è senza linea internet e telefonica.

Giunta la sera, violando una delle case, constatando che è rimasta chiusa per decenni; vi si accuccia dentro nella tristezza e nell’ansia di destarsi e aver fatto pari con l’universo.

L’indomani alle luci dell’alba parte di nuovo, diretto verso casa. I segni dell’incidente sono evidenti, così come il passaggio della polizia per recintare l’area. Nessun vicino indiscreto e nessuno ad attenderlo. Con il ritorno della linea ha trovato molteplici notifiche: forze dell’ordine, amici e parenti – e un sms vuoto inviato dalla madre. Quest’ultimo accende la speranza di aver risolto tutto. Corre a casa e apre la porta. I genitori sono in cucina e sono vivi. Gioia e giubilo. Lui ha ingannato il fato riportando tutto al suo posto – o almeno così crede.

Avvicinandosi per provare ad abbracciarli in un impeto di gioia, nota che la madre ha un braccio spezzato e il padre il collo rotto; la pelle è fredda e dal colore cianotico, mentre gli occhi sono vivi ma privi di qualsiasi reazione. Seduti a fissare il vuoto come due bambole a grandezza naturale. Sono vivi – ma a che prezzo?

Edoardo rimane pietrificato dall’orrore che ha portato ancora una volta alla sua famiglia. Lancia un urlo così forte che può essere udito a molta distanza, mentre il cuore inizia a battere all’impazzata. Giace sconfitto sul pavimento mentre i genitori non lo degnano nemmeno di uno sguardo: questa non è vita.

Cosa fare adesso? Come provare a risolvere il tutto?

Se il cellulare si blocca, non resta che resettarlo. Possibile farlo? Cancellare tutti i desideri espressi? C’è solo un modo per scoprirlo.

Come una storia che si ripete ciclicamente, Edoardo si dirige nuovamente a Velafidori per esprimere il terzo desiderio. Ancora una volta arriva lì. Stavolta però è meno ansioso, convinto com’è di avere la soluzione di tutti i suoi problemi: un tasto Canc.

“Ho un sogno, ed è che tutti i desideri che ho espresso si cancellino.”

Inserita la lettera, stavolta qualcosa di soprannaturale accadde: la bocca si chiude. Edoardo salta indietro per lo spavento. Rimanendo a debita distanza, vede la bocca aprirsi di nuovo. Un segno che è andato tutto bene?

La storia si ripete ancora. Attende in quel posto sperduto, per paura di vedere i suoi in quello stato o di rispondere a domande scomode.

La notte arriva – e non solo quella. Quando Edoardo decide che è l’ora di coricarsi, nota un’ombra uscire dalla struttura di origine longobarda: qualcosa di alto e senza una vera forma ma che incute un timore reverenziale.

La osserva per del tempo. Ella non parla ma Edoardo capisce, iniziando a piangere.

Non si possono annullare i desideri come non si può smettere di sognare. L’unico modo per impedire tutto è la non esistenza, la neutralizzazione della fonte del desiderio.

Come il passato di Velafidori è stato condannato all’oblio, Edoardo lentamente svanisce dall’esistenza di chi lo conosce. Tutto e tutti tornarono alla normalità ma nessuno ricorda di lui. Ogni sua traccia è svanita dalla realtà, come un brusco risveglio da un sogno agitato che lentamente ci si dimentica di aver fatto.