Il Tibet in tre semplici passi
Autore: Pierre Jourde
Editore: Prehistorica Editore
Data di Pubblicazione: settembre 2020
ISBN: 8831234013
Pagine: 153
Formato: brossura
Sono stato in Tibet con Pierre Jourde. Anzi mi ci ha portato per ben tre volte. Ed è stato magico e spassoso.
Ecco che già vedo qualcuno che storce la bocca o alza gli occhi al cielo. Sicuramente, avendo letto “Tibet”, tutto si immaginava fuorché leggere “magico e spassoso” nell’incipit di una recensione.
Il Tibet e i viaggi in Tibet, nell’immaginario collettivo sono legati a visioni romantiche e spirituali di un luogo esotico e pacifico, verso cui viaggiare non solo fisicamente ma anche spiritualmente in un mondo incontaminato.
Ok se volete questo, fermatevi qui e passate oltre. Ve lo dico subito, senza che arriviate al “perché non leggerlo”. In caso contrario (o se siete semplicemente curiosi) proseguite.
Iniziamo con il presentare l’autore. Scrittore e critico letterario francese, professore di letteratura, autore di saggi e svariate opere letterarie varie, che spaziano dalla poesia (addirittura Haiku) ai romanzi. Si è anche occupato dei mondi immaginari nella letteratura (Sbem!).
Da una penna così poliedrica, non poteva che uscire è un racconto di viaggio del tutto particolare.
In “Il Tibet in tre semplici passi” Pierre Jourde, con uno stile intriso di umanismo e autoironia, condivide con noi lettori le sue esperienze di viaggio giovanili. Ci narra di quando ha percorso le piste nelle regioni dell’Himalaya, tra il Tibet e il Kashmir, negli anni Settanta e Ottanta.
Scritto come una sorta di diario di viaggio, intriso però di elementi che sono propri del romanzo di formazione, offre al lettore un tour fra le difficoltà, gli incanti e le contraddizioni vissute in prima persona lungo percorso dall’autore. In tutta la narrazione, la meraviglia si alterna con l’ironia creando un effetto insolito sul lettore.
Il libro è diviso in tre parti, corrispondenti ai tre viaggi che Jourde compie. Il primo viaggio, nel 1976, è quello della scoperta e dell’entusiasmo, ma anche della fatica e della sofferenza. Il secondo viaggio, nel 1980, è quello della sfida e dell’audacia, ma anche della paura e del rischio. Il terzo viaggio, nel 1984, è quello della nostalgia.
Insomma una narrazione giubilante e spiazzante, capace di bilanciare il realismo e il misticismo, di mescolare il comico e il tragico.
- Perché sì: è particolarmente consigliato per coloro che apprezzano i racconti di viaggio introspettivi e le descrizioni vivide della natura e delle interazioni umane.i
- Perché no: se siete in cerca di romanzi d’avventura o di viaggi mistici, gli scaffali sono ricchi di opere di questo genere.