Immaginate l’oblio – Il Macabro nel Sud Italia
Autori: Gerardo Spirito e Marco Marra
Editore: Horti di Giano
Data di Pubblicazione: Settembre 2021
ISBN: 1280144203
Pagine: 180
Formato: brossura
Folk Horror. Orrore popolare, per dirla “come mangiamo”.
Con centottanta pagine divise tra “racconti arcaici” e “racconti grotteschi”, l’antologia di che proseguono Gerardo Spirito e Marco Marra, prosegue il viaggio in mezzo al macabro nel sud Italia, iniziato con “Racconti sull’innominabile”.
L’antologia di Marra e Spirito è l’ideale prosieguo del precedente volume attraverso il quale gli autori e la casa editrice hanno resuscitato atmosfere arcane. Tra folclore e credenze.
I due autori ci offrono un tour fra foreste oscure, montagne ostili e villaggi dove regna un’atmosfera lugubre e decadente. Incontriamo una serie di loschi personaggi a metà strada fra il grottesco e l’orrido: cenciaioli, pastori, contadini, guaritrici. Insomma, sembra di essere davanti ad un quadro di Hieronymus Bosch.
Sono sette racconti e due interludi in cui i due autori ci narrano di oscure maledizioni, riti orgiastici, epidemie, ma anche e soprattutto di superstizioni pagane, pregiudizi e cattiveria legata all’ignoranza e al degrado. Si tratta di “credenze che vengono bisbigliate con fare circospetto tra i matusalemmi analfabeti e tra le pettegole che non hanno mai messo piede fuori dal circondario” e storie spifferate “di balcone in balcone dalle linguacciute maliarde e tra le vie acciottolate e nei sottoscala delle cantine dagli zappatori della zona”.
Solo per darvi un’idea, ne “Il dio lapidato”, ad esempio, seguiamo la triste sorte di Geremia, cresciuto dalla (ritenuta) strega del paese e per questo odiato dai compaesani. In “I giorni del flagello”, ci presentano Vinobo (località che ricorrerà spesso nel libro), borgo medievale maledetto e preda della pestilenza causata dall’arrivo di alcuni libri misteriosi. Leggendo “I figli della montagna nera”.
Sottolineiamo le grandi abilità descrittive degli autori che, toccando tutti i sensi del lettore, lo avvolgono costantemente in un’atmosfera macabra che dura anche oltre la fine dei racconti e del libro.
Difficile dimenticare lo “scricchiolio di ossa masticate” (da brividi) o “i volti sfregiati dall’acne, dal tifo, dal colera, dalla peste bubbonica” o infine il “puzzi” che fa da padrone ogni racconto.
Il tutto è rafforzato dall’evocativa copertina di Riccardo D’Ariano e dalle inquietanti (ma belle) illustrazioni interne di Chiara Colaiacomo.
Ad impreziosire il volume, un’interessante e illuminante prefazione di Luigi Musolino, che ci spiega come “L’orrore vive dei luoghi”.
- Perché sì: un pregevole esempio di gotico rurale che valorizza le tradizioni della nostra terra ma che apporta anche del nuovo nel panorama narrativo fantastico.
- Perché no: amanti del gotico “imbellettato” e romantico state alla larga: qui regna l’orrore vero, il macabro sporco e maleodorante.